Il pagamento dei contributi non è mai qualcosa di lieto per i contribuenti, ma è anche lo strumento per maturare la pensione.
Ma dal prossimo anno cambia tutto e la colpa come sempre è dell’inflazione. Vediamo di fare chiarezza. Il Ministero dell’Economia ha stabilito che in caso di ritardo nel versamento dei contributi c’è da pagare un interesse. Questo interesse è sempre esistito, ma sino ad oggi è stato veramente bassissimo. Un quasi nulla che non impensieriva proprio nessuno e difatti a stento veniva tenuto in considerazione concretamente. Di conseguenza un piccolo ritardo nel versamento dei contributi non costituiva un grosso problema per gli italiani. Tuttavia oggi è cambiato tutto perché l’inflazione sta salendo fortemente e ha ricominciato a mordere. Cresce la bolletta e cresce anche la spesa al supermercato.
Dal prossimo anno, vietato tardare
Stanno crescendo fortemente le rate dei mutui e praticamente qualsiasi bene o servizio aumenta di valore. E’ un meccanismo perverso che dai rincari sulle materie prime si trasmette a qualsiasi cosa. Beni e servizi si infettano l’un l’altro in una specie di pandemia dei rincari. E purtroppo ne facciamo le spese su tutti i fronti. Ma come si riflette questo sul versamento dei contributi? Purtroppo l’inflazione si riverbera su tutto e dunque anche sui contributi. A stabilirlo è il Ministero dell’Economia: dal primo gennaio 2022 il tasso di interesse non sarà più un risicato 0,01%. Purtroppo aumenterà in modo deciso. Dall’anno prossimo gli interessi legali dovuti per il ritardo fanno un balzo clamoroso al 1,25%. Dunque un aumento veramente spropositato ma non inatteso.
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Infatti gli esperti confermano che l’inflazione è assai forte e duratura e di conseguenza questo aumento è purtroppo proporzionale alla spirale inflazionistica nella quale siamo coinvolti.
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Decisamente una brutta sorpresa della quale, tuttavia, dobbiamo tenere conto.