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Inflazione, Covid e Fed: i numeri che rischiano di far crollare le borse

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Salvatore Dimaggio

Le borse hanno chiuso la settimana con un mood abbastanza sereno e positivo. Ma in realtà gli analisti consigliano di fare molta attenzione.

In questa settimana è emerso un dato realmente preoccupante. L’inflazione è ai massimi dal 1982. È un dato che significa tante cose. Prima di tutto significa problemi per la produzione e per il consumo. Infatti per le aziende produrre diventa più costoso e più complicato e i consumatori avranno paura ad acquistare. Ma ciò che preoccupa maggiormente gli analisti è l’impatto che l’inflazione può avere sulle politiche della Federal Reserve. Infatti la Federal Reserve ha già chiarito di essere intimorita dall’inflazione e di voler agire di conseguenza. Se la Federal Reserve dovesse effettivamente inasprire le sue politiche monetarie, per i mercati ci sarebbe poco da stare allegri. Ma fondamentali sono anche i numeri del covid.

Un equilibrio instabile

Infatti la variante Omicron potrebbe costringere Europa e Stati Uniti a nuovi lockdown che sarebbero un ulteriore peso per questa economia instabile. Nelle ultime settimane le cose sono cambiate molto. La ripresa è apparsa molto più fragile e l’inflazione si è manifestata come molto più forte e sullo sfondo rimane la paura dello scoppio della terribile bolla immobiliare che dalla Cina potrebbe infettare tutto il mondo. Di conseguenza quella che c’è in borsa è una calma apparente e non stupisce che tanti vogliono fuggire verso i beni di rifugio. Ma la prossima settimana sarà la Fed a dover chiarire la sua posizione. Infatti la banca entrale americana dovrà chiarire cosa vuole fare concretamente contro l’inflazione. Le ipotesi sono: tapering velocizzato e rialzo dei tassi già nel primo trimestre. Tutte cose indigeste per i mercati.

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Ma anche misure che alla luce dei nuovi dati sull’inflazione potrebbero rivelarsi necessarie.

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In tutto ciò le crypto con la loro debolezza perdurante restano un elemento enigmatico ed indecifrabile.

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