La Cina in questo periodo è uno dei più grandi enigmi per gli investitori. Vediamo perché.
Tanti investitori temono l’attuale stretta autoritaria presa dal governo cinese. Il ban sulle criptovalute, i controlli ancora più stringenti sulle società dell’alta tecnologia e sui suoi cittadini, ma soprattutto è la bolla dell’immobiliare cinese a far paura. Non solo Evergrande, ma anche tanti altri colossi dell’immobiliare del dragone sono ad un passo dal default. In una situazione del genere gli investitori pronti a scappare sono tanti. Neppure è stata ben digerita la notizia del boicottaggio degli Stati Uniti alle Olimpiadi Invernali cinesi e relativo aumento della tensione. Insomma le motivazioni di timore sul Paese del dragone sembrano essere veramente tante. Dall’altra parte però abbiamo un serio impegno da parte del governo cinese a stabilizzare la situazione sul fronte monetario. Le autorità cinesi infatti stanno agendo in modo convincente per evitare un credit crunch.
Un rebus
C’è poi da sottolineare come l’industria cinese sia considerata particolarmente rampante e dinamica. Prendiamo, ad esempio, il caso dell’auto elettrica. Il governo cinese sta lavorando alacremente per trasformare le tante aziende che sviluppano auto elettriche in pochi colossi che secondo molti saranno in grado di tenere testa a Tesla. Quindi non sorprende che la Cina sia un po’ un enigma. È un paese che oggettivamente ha delle risorse straordinarie e che può crescere tanto ma è anche un paese che sta prendendo decisioni discutibili e che è costretto a fronteggiare l’esuberanza di decenni di crescita disomogenea ed insostenibile. Eppure a quanto pare complessivamente il volume degli investimenti nel paese del dragone sembra reggere a bolle e scandali.
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Insomma, la tensione sale, ma gli investitori credono ancora in questo grande player dell’economia mondiale.
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Anche se sicuramente chi è avverso al rischio sta guardando altrove.