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Nessuno parla più delle auto blu. Eppure i problemi non mancano

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Salvatore Dimaggio

Per anni si è parlato dello scandalo delle auto blu.

Una flotta enorme di auto costosissime messe a disposizione di politici, sottosegretari, consiglieri comunali, mogli, amici, parenti, ecc. Un vero e proprio depauperamento delle casse dello Stato che era diventato nel tempo lo status symbol della Casta. Il taglio delle auto blu veniva ripetutamente promesso ma mai mantenuto. Le auto blu sono state a lungo il simbolo di un’Italia divisa tra politici che potevano concedersi dei lussi così appariscenti e gente comune tartassata per poter permettere questi lussi. Progressivamente però delle auto blu non si è parlato più. Questa questione è uscita fuori dall’interesse dei media. Vediamo perché ciò è successo.

Tagli e mistero

Nel 2000 l’Italia aveva il record mondiale di auto di Stato. Erano 600.000 vetture. In nessun paese del mondo c’era una flotta così sproporzionata di auto blu. Le tante polemiche, le tante inchieste giornalistiche, mettevano in luce come, nonostante le promesse dei politici le auto blu restassero sempre tante e nessun potente vi voleva rinunciare. Tuttavia nel tempo i tagli ci sono stati effettivamente. Infatti Nel 2020 le auto blu erano scese a 26.627. Quindi una cifra decisamente più in linea con gli altri paesi. Tuttavia l’Anac Autorità Nazionale Anticorruzione sottolinea come il mondo delle auto blu sia un mondo sostanzialmente opaco. Ci sono pochi dati in merito a quante ne abbia a disposizione ogni ente e con quali criteri vengano assegnate. Ciò che l’autorità anticorruzione sostanzialmente sottolinea è che sebbene la flotta globalmente sia diminuita, non è cambiata quell’aura di mistero che vi è attorno a questo privilegio. Insomma l’Anac denuncia una scarsa trasparenza in merito alle auto blu.

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L’autorità ricorda inoltre che usufruire dell’auto blu quando non se ne abbia effettivamente titolo, costituisce un vero e proprio reato: il peculato d’uso.

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Di conseguenza l’ente sollecita una maggiore trasparenza anche perché soltanto con la trasparenza si possono evitare situazioni di abuso e di uso improprio.

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