I bonus casa sono stati uno strumento importante per la ripartenza dell’economia dopo la pandemia di covid.
Tantissimi italiani ne hanno beneficiato ed hanno avuto il merito di aver resuscitato un settore in grave crisi come quello dell’edilizia. Accanto agli usi leciti di questo bonus però non sono mancati i furbetti che ne hanno approfittato per intascare denaro illecitamente. Il decreto anti frodi ha gettato un certo caos nel settore dei bonus casa. Questo perché ha introdotto l’apposizione del visto di conformità, ma anche l’asseverazione come requisiti per il bonus. Questo rende i bonus casa un po’ più complessi e più sconvenienti ma non è questo il problema. Il problema è che la retroattività di queste norme ha creato paura e confusione in chi aveva già beneficiato dei bonus casa. Ma adesso arriva un dietrofront da parte dell’Agenzia delle Entrate. Vediamo che cosa succede.
Parziale dietrofront, ma molto atteso
I due nuovi obblighi nati col decreto anti frodi non si applicano ai contribuenti che hanno usufruito di cessione del credito e sconto in fattura prima del 12 novembre cioè prima del decreto anti frodi stesso. E questo anche se il contribuente non ha inviato la comunicazione all’Agenzia delle Entrate. Chiariamo meglio. Asseverazione e visto di conformità restano comunque sia necessari per coloro i quali non hanno completato la cessione del credito oppure per coloro i quali non hanno ancora pagato nel caso dello sconto in fattura. Ma i due documenti invece non sono necessari per quei i beneficiari del bonus che abbiano: “ricevuto le fatture da parte di un fornitore, assolto i relativi pagamenti a loro carico ed esercitato l’opzione per la cessione, attraverso la stipula di accordi tra cedente e cessionario, o per lo sconto in fattura, mediante la relativa annotazione” prima del decreto anti frodi.
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Insomma un parziale sospiro di sollievo per tanti.
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Non pochi si sono lamentati dell’impatto negativo di questo decreto sull’edilizia.