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Se la BCE continua a non rispondere all’inflazione, sui mercati sarà il panico

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Salvatore Dimaggio

Le banche centrali hanno questo dogma granitico: le borse non vanno mai scontentate e non vanno mai fatte crollare.

Pur di garantire questo benessere illimitato alle borse ormai hanno i tassi a zero da tantissimo tempo. È vero che prima della pandemia non erano proprio a zero ma erano già bassissimi da tanti anni. Ma tutto questo a che cosa porta? Porta l’inflazione in Germania che ormai si attesta al 6%. Che la locomotiva d’Europa abbia un inflazione al 6% è un dato talmente preoccupante e destabilizzante che logicamente contraddice nella maniera più clamorosa e travolgente possibile la retorica dell’inflazione transitoria che le banche centrali continuano a proporre ai mercati. È vero che i mercati amano i tassi a zero e le politiche economiche ultra accomodanti. Però è vero anche che un’inflazione al 6% è talmente deleteria per la produzione e per i consumi che a un certo punto le borse stesse dovranno farci i conti.

La BCE deve rispondere

In Germania sia autorità pubbliche che autorità private stanno duramente criticando la BCE per la sua politica. Christine Lagarde in ogni occasione continua a sostenere che l’inflazione non è un fenomeno preoccupante e che andrà via da sola. Ma così facendo l’inflazione diventa un mostro che pian piano diventerà incontrollabile. E’ difficile prevedere che cosa farà la Banca Centrale Europea perché la sua determinazione granitica nel tenere i tassi a zero è ormai proverbiale tuttavia una qualche risposta dovrà pur darla a una situazione inflazionistica che ormai oggettivamente si è fatta preoccupante. Anche mettendo da parte i numeri quasi inverosimili della Germania, tutta Europa sta patendo una situazione davvero problematica.

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Soprattutto perchè la concomitanza di covid ed inflazione diventa davvero un grosso impedimento alla produzione.

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Il tonfo del settore automobilistico potrebbe essere solo l’antipasto.

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