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La fine dei commercialisti: con la riforma di loro non c’è più bisogno

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Salvatore Dimaggio

I commercialisti italiani sono in protesta.

Ce l’hanno con una serie di politiche che nel tempo stanno sempre di più annacquando la loro professionalità. È proprio il loro ruolo a diventare sempre più effimero e sostituibile da altro. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è collegata al ruolo dei revisori legali. Il governo ha esteso anche ai revisori legali l’abilitazione a trasmettere proprio quel documento che è il cuore dell’attività dei commercialisti. In pratica da oggi anche i revisori legali potranno trasmettere la dichiarazione dei redditi. Ma non basta. I revisori legali potranno anche rilasciare il visto di conformità. I commercialisti lamentano una mancanza di tutela grave della professione. Dicono di stare perdendo posizioni su posizioni. In pratica il loro ruolo è sempre più annacquato e la loro professionalità viene sempre di più depauperata. Ma sono tante le politiche che nel tempo stanno colpendo la professione.

Si va verso l’irrilevanza

Ad esempio la cosiddetta disintermediazione è stata un colpo tremendo per il commercialista perché di fatto mette in contatto direttamente il fisco con il cittadino e del professionista non c’è più bisogno. Marco Cuchel, presidente dell’Associazione nazionale commercialisti è durissimo sulla riforma. Sottolinea come da un lato si parli di disintermediazione, ma poi dall’altro si estenda ad altre figure, cioè i revisori legali, la platea di chi può fare da mediatore con il fisco. Insomma per i commercialisti una continua perdita di senso. L’articolo 5, comma 13 del decreto fiscale sottolinea come anche i revisori legali possano inviare la dichiarazione dei redditi. Insomma per la categoria davvero un brutto colpo.

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Ma sono tanti i lavori e le professioni che per un motivo o per l’altro lamentano una progressiva corsa verso l’irrilevanza economica e lavorativa.

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E’ un fenomeno ampio e preoccupante legato anche all’evoluzione tecnologica del mondo del lavoro.

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