Dalla Banca Centrale cinese arriva un’ammissione di debolezza che spaventa i mercati.
La situazione del paese del dragone è estremamente complessa. L’arma segreta della Cina, vale a dire i prezzi di produzione estremamente bassi che le hanno consentito di dilagare per decenni sui mercati di tutto il mondo è stata messa KO dall’inflazione. L’aumento del costo dell’energia e delle materie prime ha colpito tutto il mondo, ma per la Cina è stato particolarmente grave. Il colosso asiatico ha difficoltà a produrre ed il rallentamento ormai è evidente. In Cina inflazione significa quindi rallentamento, ma anche aumento del costo della vita. Dalla banca centrale cinese arriva un’ammissione clamorosa: ci si attende un periodo di quasi stagflazione. La crescita troppo tumultuosa di questi anni ha innescato meccanismi perversi. La bolla del settore immobiliare è uno dei più appariscenti, ma non è il solo.
Una Cina sempre più debole
L’economia cinese si riscopre fragile e sa che dovrà affrontare un periodo duro. I lookdown che si stanno diffondendo in Europa ed il timore che la quarta ondata colpisca duramente anche l’Asia, ovviamente stanno facendo il resto. Il timore di una stagflazione è diffuso presso tanti economisti e se ne parla relativamente a tante economie diverse, ma Liu Shijin, consigliere della banca centrale cinese, certifica autorevolmente che è una prospettiva assai concreta per Pechino. La Cina dovrà cercare di restare competitiva e di tenere a bada la spirale inflazionistica, ma non è semplice. Per abbassare i gravi costi dell’energia si è presa la decisione impopolare di tornare al carbone.
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Dunque la Cina ha dovuto fare la pessima figura del paese inquinante pur di cercare di mantenere a galla la produzione. Ma non si sa se basterà.
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Pechino lavora a prevenire un credit crunch che potrebbe palesarsi a seguito di altre criticità legate all’immobiliare.