L’incontro di martedì ha cambiato qualcosa nelle dinamiche della discussione sulla riforma delle pensioni.
I sindacati restano delusi e combattivi. Il motivo è molto semplice: il governo vuole sempre il ritorno della Fornero nel 2023. Tuttavia dalle trattative con i sindacati starebbero emergendo dei meccanismi per uscire prima dal lavoro con maggiore flessibilità. In sostanza si sta pensando ad un’uscita in anticipo ma completamente contributiva. Come sappiamo il sistema retributivo è più conveniente per il lavoratore; mentre il lavoratore che esce con il solo sistema contributivo probabilmente prenderà assai poco di pensione. Specialmente poi se esce in modo anticipato.
Ecco le ipotesi
Le attuali ipotesi sono delle uscite anticipate a 62, 63 e 64 anni. Dunque uscire prima ma con una pensione penalizzata. Vediamo di cosa si discute. Sul tavolo c’è l’opzione dei 64 anni con 20 anni di contributi. Si discute anche di una possibile via d’uscita a 62 anni, ma con 25 anni di contributi. Ma forse la proposta che sta catalizzando di più l’attenzione è quella voluta da Pasquale Tridico, vale a dire l’uscita a 63 anni puramente contributiva. Ma nella proposta di Tridico c’è anche che raggiunta la soglia dei 67 anni scatterebbe “l’aggiunta” della parte retributiva. Dunque la proposta di Tridico è quella di un’uscita anticipata a 63 anni solo retributiva in attesa di raggiungere i 67 e vedersi beneficiari anche della parte retributiva. La Lega chiede invece un’uscita a 63 anni ma con 41 di anzianità contributiva. Una sorta di quota 104 che però oggi appare con poche probabilità di successo.
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Insomma un dibattito teso e nervoso che i sindacati vogliono scandire con mobilitazioni a difesa dei diritti dei futuri pensionati. Tutto per evitare una Fornero pura.
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La proposta del Presidente dell’Inps Tridico ha delle possibilità di raccogliere adesioni da varie parti politiche e sociali, ma è presto per dire se potrà essere accettata.