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Lavorare per niente. Caritas lancia l’allarme: tra i nuovi poveri, tanti occupati

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Salvatore Dimaggio

Caritas nella sua attività meritoria offre uno spaccato straziante delle nuove povertà.

Caritas svolge un ruolo cruciale e meritorio nel nostro Paese. Ma è anche una sentinella attenta e documentata sulla povertà. Il quadro che fornisce è sconfortante. Ci parla non solo di tanti poveri, ma anche di tanti cittadini occupati, ma che ugualmente vivono in povertà. Lavori troppo precari, pagati in modo miserabile e spesso con turni massacranti. E’ l’emergenza del lavoro povero, della quale troppo poco si parla in Italia, ma che Caritas conosce molto bene. Ciò che emerge leggendo i resoconti delle varie Caritas italiane è la “trasformazione” della povertà. Se prima il povero era un anziano senza lavoro o pensione, oggi è sempre più spesso un giovane che lavora ma non riesce a sopravvivere con la miseria che guadagna.

Le nuove povertà

I dati di Caritas spiegano come oggi si accettino lavori a qualsiasi cifra pur di guadagnare qualcosa, ma questo rende i lavoratori degli indigenti. Una piaga al sud, ma un fenomeno in crescita anche al nord, dove insospettabili sacche di nuove povertà rendono tutto più difficile e faticoso. Spesso i nuovi poveri sono madri single e lavoratrici. Una situazione di stress personale estremo che comunque non basta neppure per sopravvivere. Spiace che queste interessanti analisi elaborate da Caritas, non entrino neppure minimamente nel dibattito politico, tutto concentrato su come rimuovere o sterilizzare il Reddito di Cittadinanza. Spesso si dice che molti preferiscano il RdC al lavoro. Se per lavoro intendiamo lo sfruttamento selvaggio che spesso incontra Caritas allora francamente ci sarebbe da discutere.

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Spiace anche che in particolare il tema del lavoro povero sfugga sistematicamente ai radar del dibattito politico.

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Una politica miope la nostra, concentrata sugli slogan ma lontana della vita vera.

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