Le borse di tutto il mondo stabiliscono record ormai su base regolare.
I mercati crescono sempre e le varie crisi che scuotono l’economia globale sembrano non avere alcun peso sui grafici di borsa. C’è stato lo scandalo Evergrande tutt’ora non risolto. C’è un’inflazione che si annuncia pericolosamente forte e duratura, per non parlare della crisi degli approvvigionamenti che sta rallentando fortemente la produzione. Una produzione già zavorrata da costi energetici sempre più forti. Ma tutte queste crisi non interessano i mercati. Finché i tassi sono a zero si può salire sempre. Ma prima o poi l’inflazione costringerà le banche centrali a toccare i tassi e ad aumentarli.
Aumenti forti ma fragili
Si parla della seconda metà del 2022 ma potrebbe succedere anche prima se l’inflazione continua a colpire duro. La Bank of England ha sorpreso tutti allineandosi alla posizione di tutte le altre banche centrali e ripetendo il mantra dell’inflazione solo come fatto transitorio. Ma quando ad un certo punto le banche centrali cominceranno ad aumentare i tassi che cosa potrà succedere alle borse? Mercati così gonfiati e così scollati dalla realtà potranno reggere a tassi un po’ più realistici e comunque più elevati? La fiducia che gli investitori hanno nei mercati è una fiducia di plastica, o meglio è una fiducia nelle banche centrali e nella loro capacità di tenere sempre i tassi a zero, ma si tratta di una situazione comunque sia destinata a terminare.
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Più le borse salgono e più gli investitori si convincono a scommetterci e infatti gli etf azionari sono sempre i preferiti, ma la vera resa dei conti arriverà quando la Fed si dirà costretta ad aumentare i tassi.
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Solo a quel punto si potrà misurare il grado di resistenza di queste borse assai gonfiate.