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La supply chain trema per il Covid e i numeri schizzano in alto

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Salvatore Dimaggio

La crisi della supply chain sta mettendo in seria difficoltà la produzione e la distribuzione di merci in tutto il mondo.

La catena degli approvvigionamenti si scopre dedicata e vulnerabile agli shock di domanda ed offerta non sempre calibrati. I governi di tutto il mondo stanno cercando di impegnarsi per sgonfiare la situazione di congestionamento forte nei porti; intanto sulla terraferma una quantità inverosimile di container sono in attesa di essere spediti. Ma la crisi della supply chain colpisce in tanti modi e non è facile da dipanare. Certamente la cosa peggiore in uno scenario del genere sarebbe un aumento dei casi di covid, ma purtroppo è proprio quello che sta accadendo. In tutta Europa i numeri del covid risultano in netto aumento. Nei paesi dell’Est europeo i contagi galoppano e torna l’incubo dei lockdown.

Una catena troppo debole per reggere a nuove chiusure

Ma forse la notizia peggiore arriva dalla Cina. Infatti le autorità cinesi addirittura hanno consigliato i cittadini di fare incetta di cibo e beni di prima necessità dando l’idea che il paese si aspetti una nuova ondata assai forte. In realtà il problema è proprio il lockdown. Se la supply chain in qualche modo sta cercando di riprendersi dallo shock del post covid nuove chiusure sarebbero davvero il colpo di grazia sul delicato meccanismo degli approvvigionamenti globali. Come fare? I governi europei stanno cercando di spingere al massimo sulle vaccinazioni nella speranza che più vaccinati possano in qualche modo tenere a freno la nuova ondata di covid. Ma ovviamente non ci sono garanzie. L’approvvigionamento di componentistica per l’industria appare particolarmente in ritardo, ma in realtà questa crisi sta colpendo a 360°.

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Gli stati stanno monitorando con estrema attenzione la curva dei contagi perché se dovesse salire oltre il livello di guardia e fossero costretti ai lockdown questo potrebbe avere davvero un effetto devastante sulla catena.

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Probabilmente questo è forse l’elemento di tensione più forte che attualmente impensierisce i mercati.

 

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