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I giovani registi (e Tarantino) preferiscono i NFT alla sala cinematografica

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Salvatore Dimaggio

Il cinema ha sempre esercitato un fascino tutto particolare e tanti ragazzi sognano di diventare dei registi.

Ispirati dai grandi maestri del passato, tanti giovani vorrebbero un giorno poter dirigere film di successo. Ma i non fungible token hanno cambiato profondamente la natura di questo fenomeno. Vediamo perché. Un giovane regista di norma lotta per imporre il suo particolare gusto e l’originalità delle sue storie, della sua messa in scena e del suo modo di concepire i film. Di norma però, proprio quell’unicità che il regista cerca di costruire e di imporre tramite le sue opere, ai produttori interessa assai poco. I produttori sono sempre desiderosi di opere facili da vendere e che possano interessare un pubblico sempre più vasto.

Un premio per l’autorialità

La storia del cinema è ricca delle vicende di registi talentuosissimi che facevano la fame perché i loro film non erano di cassetta. Il non fungible token cambia in radice questo rapporto perché le opere dei registi diventano pezzi unici. In questo senso un regista può creare un film dividerlo in 100 spezzoni assolutamente unici e venderli. Di conseguenza non ha bisogno di 100 mila spettatori che spendano €10 di biglietto per dare un senso alla sua opera, ma gli bastano 100 veri estimatori della sua arte perché l’opera che ha fatto abbia anche economicamente senso. Pensate che persino grandi registi come Quentin Tarantino stanno vendendo spezzoni inediti di loro film di successo come non fungible token.

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Questo è decisamente una rivoluzione nel modo di concepire il cinema e il suo sfruttamento economico ed è una rivoluzione che sicuramente premia l’autorialità e l’originalità.

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I NFT rendono dunque il film qualcosa di non diverso dal dipinto o dalla scultura. Qualcosa, cioè che trae valore dalla propria unicità.

 

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