Il mondo ha fame di energia.
Petrolio e gas continuano a salire e l’inflazione energetica si trascina dietro una spirale inflazionistica che sta già cominciando a mettere nei pasticci varie filiere produttive. Le associazioni degli imprenditori urlano e battono i pugni: con questi prezzi non si può produrre. Da varie parti del mondo giungono notizie di aziende che stanno sospendendo la produzione. Ma comincia a succedere anche in Italia. Si dice addirittura che il distretto di Prato, il famoso distretto tessile, sia a rischio di saltare. Cinesi e indiani pur di non finire fagocitati dall’inflazione e dall’energy crunch si buttano sullo sporchissimo carbone suscitando le ire degli ambientalisti e dei paesi occidentali che stanno soffrendo e tirando la cinghia pur di non immettere CO2 nell’ambiente.
Il supereroe nucleare
Chi ci salverà da questa fame di energia? Ma sì, è proprio lui: il supereroe nucleare. Persino Ursula Von der Leyen ha ammesso che senza nucleare non abbiamo le forze per la rivoluzione green. Insomma la rivoluzione green si deve fare, ma senza la stampella del nucleare non va da nessuna parte. Ed ecco venire fuori quello che per anni, forse per decenni è stato taciuto. La transizione green è bella, è giusta, ma costa. E per riuscire a sostenere i costi bisogna pagare dazio all’orrido nucleare. Gli ambientalisti di ieri lottavano contro il nucleare, gli ambientalisti di oggi invece lottano contro il global warming e forse potrebbero addirittura convincersi a fare uno strappo nei confronti del nucleare.
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Non a caso alcuni guru di Wall Street stanno cominciando a consigliare di puntare sull’uranio e su altre materie prime necessarie per questo tipo di energia così ambigua.
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E’ forse questo il vero costo occulto di questa inflazione e sarà forse questa in definitiva la soluzione che gli stati seppur con grandi contrarietà e con mille discorsi roboanti alla fine percorreranno.