In un’azienda il supply chain manager è l’addetto agli approvvigionamenti.
Ha vari compiti. Deve mantenere in ordine i magazzini, deve ordinare tutto ciò che manca, deve avere buoni rapporti con i fornitori e cercare sempre di ottenere la merce necessaria all’azienda ai prezzi più bassi. È un lavoro dirigenziale ma sicuramente piuttosto ordinario. Intendiamoci, il supply chain manager svolge un ruolo importante e delicato, ma nulla di paragonabile alla sfida a cui è chiamato oggi. Quella delicatissima macchina che è la catena degli approvvigionamenti mondiale è fortemente in crisi. La crisi della supply chain sta colpendo praticamente ogni settore e i danni per l’industria si sommano e si moltiplicano.
Di colpo deve gestire una crisi mondiale
Forse nessuno si era mai reso conto fino in fondo prima di oggi di quanto fragile e delicata fosse la supply chain mondiale. Oggi che è entrata in crisi in modo profondo ce ne accorgiamo. Di colpo questa figura balza al centro dell’attenzione mondiale. Fino a ieri si occupava di tenere in ordine un inventario, mentre invece oggi deve chiamare mezzo mondo perché insieme ai suoi colleghi gli viene chiesto di risolvere uno dei puzzle più complicati della storia. Aziende e nazioni si litigano materie prime ed approvvigionamenti e i blocchi di un fornitore in Asia possono mettere in ginocchio la catena produttiva di aziende sparse ai quattro angoli del mondo. I supply chain manager nelle loro riviste di settore stanno sfogando tutta la propria frustrazione per una sfida immane alla quale oggettivamente nessuno li ha preparati.
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È un po’ come in quel film di Hollywood nei quali un tizio qualunque si trova a dover salvare l’umanità da una minaccia incombente.
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È compito delle istituzioni in questa fase dedicata non lasciare sole le aziende, perché numerosi indicatori ci dicono che la frenata della produzione mondiale potrebbe essere ben più profonda di quello che attualmente possiamo immaginare.