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Tapering Fed e prezzi produzione Cina ai massimi storici, possono uccidere le borse

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Salvatore Dimaggio

Due notizie completamente slegate provenienti da due parti diverse del pianeta, ma che hanno il potenziale per strangolare le borse.

Da un lato abbiamo il tapering. Il temuto ma necessario intervento di rigore della Banca Centrale Americana per diminuire progressivamente gli aiuti dati alle borse. Aiuti che da anni gonfiano il valore di Wall Street e di tutte le altre borse mondiali. Non pochi sono gli analisti che parlano di bolla del valore azionario globale a causa di aumenti senza precedenti e slegati dai fondamentali delle singole aziende. Gli interventi di quantitative easing operati dalla Banca Centrale americana e quelli consimili operati dalla Banca Centrale Europea hanno gonfiato il valore dell’ azionario a livelli mai visti.

Una situazione complessa

Di conseguenza il tapering, vale a dire la graduale riduzione di questi aiuti potrebbe avere effetti di nervosismo se non di panico sui mercati. Dall’altra parte del mondo la Cina segna un triste record: vale a dire i costi di produzione cinesi sono giunti ad un massimo storico. Questo significa che la grande fabbrica del mondo, quella Cina che è riuscita a produrre a prezzi stracciati fino ad oggi, non ci riesce più e contagerà con la sua inflazione tutto il pianeta. Dunque da una parte abbiamo una borsa che smette di avere il sostegno di cui ha goduto per anni e dall’altra abbiamo la più dinamica economia del mondo che rallenta e che soffia sul fuoco dell’inflazione.

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Entrambe queste grandi tendenze globali possono infliggere un colpo letale ai mercati di tutto il mondo.

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Contraendo la domanda e l’offerta facendo aumentare i prezzi e determinando una correzione violenta se non un crollo in borsa.

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