Si abbassa l’outlook sulla notissima azienda che produce abbigliamento e scarpe sportive.
La supply chain fa un’altra vittima. Vi stiamo tenendo informati su come la supply chain vale a dire la catena di approvvigionamento globale delle merci sia fortemente in difficoltà. Per produrre qualsiasi bene di consumo c’è bisogno che tante aziende lavorino insieme per fornire semilavorati via via sempre più vicini al prodotto finito. Ma questa catena che normalmente lavora in modo funzionale oggi è gravemente interrotta in tutto il mondo. L’origine di tutto e la Cina eppure non è solo il paese del dragone l’unico responsabile. Il problema della supply chain parte dall’epoca del covid. Infatti durante l’epoca covid le chiusure hanno bloccato tante aziende.
L’onda lunga colpisce in tanti
Con la ripresa e con l’aumento delle richieste di beni e servizi questi buchi di approvvigionamento sono diventati evidenti. Anche se il caso di cui si parla di più è quello dell’Industria dell’automotive che non riesce a trovare il microchip, in realtà il problema è generalizzato. Nike ha tagliato le prospettive di crescita dopo un periodo già di sua altalenante. Ed anche l’outlet degli analisti si abbassa. Produrre le famose scarpe vendute in tutto il mondo sta diventando più difficoltoso ed ovviamente l’azienda ne risente. Pesano le difficoltà giunte sino alla chiusura dei siti di produzione localizzati in Vietnam e Indonesia. Qui Nike produce addirittura il 50% delle scarpe. Ad ogni modo l’azienda resta un marchio solido. Tuttavia all’annuncio il titolo ha perso in borsa e certamente da qui in poi denoterà una certa debolezza.
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La questione della suppy chain è spinosa ed è difficile da prevedere sul fronte delle sue possibili evoluzioni.
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Il direttore finanziario Matt Friend, ha espresso con chiarezza le difficoltà che Nike si trova ad affrontare, ai suoi investitori.