La Cina in questi anni è diventata un anello assolutamente vitale della cosiddetta suppy chain globale, vale a dire di quella lunga catena produttiva che dalle materie prime raggiunge i beni finiti che tutti acquistano.
Tuttavia la Cina oggi si trova a lottare contro la crisi energetica esattamente come tutti gli altri paesi del mondo. Ma la Cina è in una situazione un po’ particolare. Difatti in Cina il mercato dell’energia è calmierato. Ciò significa che se le materie prime costano troppo, i produttori di energia preferiscono non produrre che produrre in perdita. E questo è in definitiva il meccanismo perverso che ha bloccato tante aziende cinesi. Attraverso i lunghi fili della supply chain il blocco della produzione in Cina, significa molte meno merci che arrivano da noi ma anche molte meno merci che arrivano alle aziende europee ed americane che utilizzano la Cina come fornitore.
Ciò che accade in Cina si riverbera sul mondo
In questo quadro è chiaro che la crisi energetica assume un significato ed un impatto ben diversi rispetto al classico aumento delle bollette. Significa che va ad azzoppare quel grande fornitore di merci anche semilavorate che è la Cina. Di conseguenza la crisi energetica e la crisi della supply chain tendono a rinforzarsi a vicenda. E’ curioso sentire ancor oggi alcune autorità monetarie e finanziarie parlare di fatti transitori e destinati ad esaurirsi. Perché invece i grandi Player del mercato la vedono in modo diametralmente opposto purtroppo.
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In questo senso non è facile capire l’esito delle guerre commerciali che gli USA stanno portando avanti con la Cina. Infatti è difficile prevedere l’impatto di questi intoppi sulla catena produttiva globale della quale piaccia o non piaccia la Cina è protagonista.
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Vedremo prossimamente l’esito di questi problemi sulla supply chain cinese e come impatteranno sull’inflazione anche nostra.