Ultimamente non si parla altro che di Cina. Ma cosa è successo al Dragone?
Per decenni è stata la locomotiva del mondo. Una bizzarra chimera che coniugava inverosimilmente comunismo e imprenditoria provata, innovazione ed organizzazione quasi militare. Dove gli USA avevano i disordinati geni della Silicon Valley, la Cina aveva piani di produzione e di innovazione robusti ed efficienti. Lottare contro il Made in China sembrava un battaglia persa in partenza. Ma oggi tutto sembra cambiato. Vediamo a capire cosa succede. Il colosso Evergrande è stato il primo a manifestare in modo plateale e globale le criticità del sistema. Tuttavia la bolla immobiliare non è certo un fenomeno solo cinese. Semplicemente in Cina la bolla è stata più tumultuosa e meno regolamentata. Il paese doveva spronare i consumi in ogni modo e ci è riuscito finendo per stimolare anche la speculazione più selvaggia.
Una strada piena di ambiguità
Ma se da una parte la Cina ha ecceduto con la troppa deregolamentazione dall’altra ha ecceduto con le regole. Questo perchè essere la più grande economia comunista del mondo e far convivere questo con spinte al libero mercato non può comportare forti ambiguità. Nel settore energetico il paese del dragone sperimenta un mercato calmierato che ha strozzato l’erogazione dell’energia e dunque anche la produzione. Con le conseguenze che ormai sono sotto gli occhi di tutti. Produrre energia a prezzi più bassi di quelli delle materie prime non ha senso e la produzione si blocca.
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E questo ha impattato sulla supply chain, la catena di produzione globale della quale la Cina è anello imprescindibile e che adesso dirama i suoi effetti a tutto il pianeta.
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La sfida per la Cina, sempre più isolata dagli USA che la vogliono bloccare sulla via della supremazia economica, è quella di riuscire a gestire queste contraddizioni.