La ripresa economica di questo periodo post covid c’è ed è solida. Mario Draghi ed il ministro dell’economia non nascondono la loro soddisfazione e spendono parole ottimistiche per la ripresa dell’economia italiana.
L’economia italiana ma anche quella mondiale sono in ripresa dopo il duro periodo dei lockdown. Tuttavia la festa è rovinata dalle spinte inflazionistiche assai forti. Anni di politiche super espansive da parte delle banche centrali hanno, da un lato, assicurato una celere ripresa ed hanno evitato alle borse di sprofondare. Tuttavia il costo di tutto ciò è appunto l’aumento dell’inflazione. Aumento dell’inflazione che si nota su tantissime materie prime: dall’alluminio al caffè dalla carta ai microchip e che rende non soltanto la vita delle famiglie più difficile (pensiamo ai rincari delle bollette in Italia o ai problemi legati alla benzina nel Regno Unito) ma rende la vita più difficile anche alle industrie. Istat pubblica un dato piuttosto inquietante: la produzione industriale costa al 11,6% in più. Dunque una zavorra pesantissima sull’industria del nostro paese che vede i costi a monte crescere in modo assai preoccupante.
Istat conferma: produzione molto più cara
Inutile dire che ciò sarà un peso notevole sul possibile dinamismo della ripresa e che si va a sommare al problema dello shock energetico. C’è anche da tener presente la probabile bolla sul fronte immobiliare. Dunque le minacce su questa ripresa sono piuttosto forti. Ma forse il tema più forte è proprio l’interruzione della supply chain che dalla Cina potrebbe espandersi fino a noi. E’ proprio la questione delle interruzioni della catena produttiva globale ad essere forse la più preoccupante. Ed anche le aziende del comparto alimentare mettono le mani avanti: i rincari ci saranno e non passiamo farci niente, sembrano dire.
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In particolare preoccupa per noi italiani la questione pasta che incide su carrello e su export.
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Vedremo concretamente l’impatto di ciò sulla ripresa.