La catena di approvvigionamento si sta interrompendo in tutto il pianeta. Manca l’energia ma anche il caffè. Manca la carta ed anche l’acciaio.
La catena degli approvvigionamenti è una questione complessa e molto interconnessa. All’inizio della pandemia le banche centrali avevano predetto che ci sarebbero stati problemi nella catena degli approvvigionamenti. Tuttavia sino ad oggi non ne abbiamo visti. In un certo senso il rallentamento dell’economia ha nascosto i buchi nelle varie catene di produzione e trasformazione. Ma la ripresa a mostrato che la trama produttiva era strappata. Il tutto si è manifestato inizialmente come un aumento dei prezzi. Tutta la questione è rientrata nella più grande diatriba sull’inflazione. Di conseguenza fino a qualche settimana fa il fenomeno dei rincari veniva visto semplicemente come un’inflazione connessa al eccessive politiche espansionistiche delle banche centrali.
Catene interrotte
Tutto qui. Sui mercati non c’era preoccupazione relativamente alla tenuta delle catene produttive. L’alluminio era aumentato tanto, l’energia anche. Ma sembravano fenomeni più o meno isolati e sostanzialmente riferibili, appunto all’inflazione. Ma oggi ci rendiamo conto che c’è un problema di supply chain generalizzato. Riguarda la carta come il caffè; riguarda il grano come l’acciaio. Per non parlare dei microchip. Ma poi la questione fondamentale è che le catene produttive sono fortemente interconnesse. Di conseguenza quando si comincia a bloccare una catena si hanno effetti sistemici sulle altre, quindi rimettere in movimento la catena in maniera ottimale richiederà Dio solo sa quanto tempo. Anzi la cosa peggiore e che non esistono neppure analisi e stime su questo.
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Insomma i mercati che temevano fino a ieri Evergrande come un caso isolato che avrebbe potuto dare fastidio sino ad un certo punto si trovano adesso col problema dell’energia ma più in generale col problema della supply chain.
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A questo punto si dovrà capire che effetto avrà questo sul tapering.