Nel rutilante e vulcanico mondo delle criptovalute c’è una convinzione più o meno generale e diffusa.
Questa convinzione che le stablecoin siano più stabili e tutto sommato più tranquilla e meno rischiose rispetto alle criptovalute. Il perché è facile da capire. Le stablecoin un fluttuano come le altre criptovalute ma sono saldamente ancorate a qualcos’altro. Ci sono stablecoin ancorate a loro. Ci sono stablecoin ancorate all’Euro, all’alloro, al rame, ecc. Non mancano le stablecoin ancorate ai bond. Insomma al posto di perdere o guadagnare magari il 20% in un giorno come capita alle normali criptovalute, queste hanno i movimenti molto più lenti e metodici dei loro sottostanti. Eppure c’è un oscuro segreto dietro le stablecoin e questo oscuro segreto non è sfuggito ai consulenti del presidente degli Stati Uniti.
Gli USA le temono
Infatti paradossalmente le stablecoin appaiono forse più inquietanti delle classiche criptovalute agli occhi della commissione presidenziale che sta studiando come regolamentarle. Vediamo perché. Chi possiede una stablecoin sul dollaro ritiene di poter in qualsiasi momento di poterla convertire nel controvalore del suo sottostante: il dollaro. Chi detiene una stablecoin sull’argento ritiene di poter fare la stessa cosa punto ovviamente avrai in cambio il controvalore in argento in quel determinato momento della quotazione. Tutto semplice, no? In realtà no, perché non esiste alcun fondo di garanzia per consentire chi voglia il riscatto di poterla ottenere. In pratica che si dovesse recare presso l’exchange a chiedere il controvalore non è detto che lo tenga perché in pratica non c’è un fondo che garantisce questo.
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Deve sperare di trovare qualcuno che compri la sua stablecoin e allora potrà avere i soldi ma se non trova qualcuno che la compra Ecco che il gioco appare per quello che è: un gioco vuoto e non garantito da nulla.
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Questo fa molta paura la commissione presidenziale che sta cercando di imporre grossi limiti all’utilizzo delle stablecoin