I non fungible token sono da tanti anni l’oggetto del desiderio dei collezionisti smaniosi di avere qualcosa di unico e che crescerà di valore.
Abbiamo visto casi eclatanti di oggetti di semplici file pagati cifre astronomiche se non milioni di dollari. I non fungible token sono in definitiva proprio questo semplici file garantiti dalla tecnologia blockchain e perciò unici. Sentiamo spesso parlare di non fungible token venduti a prezzi stellari e questo ci dà l’idea di una specie di eldorado illimitata. Di una nuova frontiera in grado di crescere sempre, di generare valore tanto per gli artisti e per i collezionisti. Ma i titoli roboanti è giusto che ci siano ma non spiegano il mercato per quello che è nel profondo. È normale che se una JPEG viene venduta ad un milione di dollari i giornali e noi per primi facciamo il titolone. Questo è ovvio.
Mercato illiquido
Ma gli esperti che sanno leggere i numeri nel profondo ci raccontano qualche cosa di assai diverso. Al di là dei singoli casi sporadici assolutamente eclatanti il mercato è sostanzialmente illiquido. Vale a dire che su piattaforme come Opensea o altre meno conosciute o più specialistiche la grande quantità di merce proposta fa girare volumi di denaro bassissimi e in tanti casi prossimi allo zero. Ecco perché alcuni analisti non esitano a dire che non fungible token sono morti. Jordan Finneseth analista apprezzato, è molto netto su questo punto.
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Un’analisi di Bloomberg vale più di mille parole: il 73,1% degli asset NFT ha registrato una sola transazione in 90 giorni. Questo ed altri dati dimostrano come il mercato abbia pesantemente perso di interesse.
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L’idea degli analisti è che il mercato si saturo di fuffa che non interessa a nessuno e pochissimi casi eclatanti ingannano il pubblico sulla reale entità di questo mondo