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Fulvio Montipò: dalla miseria estrema al suo primo miliardo

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Salvatore Dimaggio

La sua storia sembra una fiaba. Dal sacrificio di una miseria estrema postbellica a diventare uno dei pochi miliardari italiani.

Il padre di Fulvio Montipò era un operaio poverissimo che passava in Svizzera la maggior parte del tempo vivendo in una baracca fatiscente in una maniera che oggi sarebbe assolutamente inconcepibile. Ma un’istituzione religiosa i Servi di Maria gli consente di studiare gratuitamente. La sua vita da muratore era segnata, ma questi insegnanti che credevano in lui gli consentirono di arrivare sino alla laurea. Lavorava e studiava duramente e sempre con una grandissima abnegazione nel ’72 si laurea in sociologia, ma era già da tempo un lavoratore in un’azienda di pompe idrauliche. Nel ’77 investe su un’idea rivoluzionaria.

Ceramica invece dell’acciaio

Questa idea è legata al mondo delle pompe, mondo del quale era ormai esperto. L’utilizzo della ceramica invece dell’acciaio nella manifattura dei pistoni. Un materiale decisamente particolare ma che poi si sarebbe rivelato molto più conveniente. È così che con grande determinazione, senso degli affari e spirito di sacrificio crea Interpump. L’azienda funziona e cresce ininterrottamente. Tanto che oggi Interpump opera in tutto il pianeta e genera 1,37 miliardi di fatturato. È una realtà che si è fatta apprezzare nei contesti di tutto il mondo e che riflette la grande concretezza e cura nei particolari del suo fondatore. Montipò è titolare del 17% della sua creatura, una quota importante per un’azienda grande e che gli consente oggi di essere annoverato tra i miliardari italiani.

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La storia di questo imprenditore è una storia dai contorni unici e ci ricorda la grande vitalità dell’industria italiana, resa grande da imprenditori e maestranze brillanti. 

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Fa un po’ sorridere che questo colosso sia nato da un investimento iniziale che oggi equivarrebbe a 1250 euro.

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