Una brutta storia che riporta d’attualità le delicate questioni burocratiche relative al Green pass. Come sappiamo il Green pass ha suscitato varie polemiche e varie questioni burocratiche.
Sono in tanti gli italiani che pur avendo fatto il vaccino non riescono ad ottenere il lasciapassare. Una serie di questioni tecniche e burocratiche e informatiche determinano questi casi. Il rimpallo delle responsabilità e delle competenze fa il resto, ma Il Giorno di Pavia pubblica una storia che non può non far riflettere. E’ quella di un ventiquattrenne operaio di Robbio guarito dal covid e che si è persino vaccinato eppure non riesce ad avere il Green pass. Un intrigo burocratico di responsabilità che costano care al giovane ligio ai suoi doveri. Il giovane si è ammalato purtroppo di covid ma è guarito senza particolari problemi. Volendo ottemperare ai suoi doveri ha anche fatto la prima dose di vaccino.
Cosa può fare?
Tuttavia al momento di fare la seconda dose gli hanno detto che non ne avrebbe avuto bisogno ed è stata annullata. Probabilmente è stato l’annullamento della seconda dose ad aver creato l’inghippo. Certamente lui il vaccino voleva farlo: non è un no vax e non si è voluto in alcun modo sottrarre ad alcun dovere. Ma per il sistema che eroga il Green pass evidentemente quell’annullamento della seconda dose è valso a stoppare la procedura. Il giovane si è rivolto a varie autorità del suo territorio ma nessuno si è detto competente a risolvere la questione. Quanto più l’obbligo del Green pass viene esteso tanto più c’è l’assoluta necessità di risolvere queste questioni che altrimenti diventano una punizione davvero ingiusta ed incomprensibile.
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Tra l’altro il giovane è un operaio che a causa di ciò non può accedere alla palestra per la quale paga un regolare abbonamento.
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Ma cosa accadrebbe se estendessero l’obbligo del pass anche al suo luogo di lavoro? Questo caso e altri simili dà ragione ai sindacati che chiedono maggiore attenzione al rapporto tra pass e lavoro.