Sono stati i carabinieri di Ozzano Emilia in collaborazione con l’ispettorato del lavoro di Bologna a scoprire un giro d’affari che valeva veramente tanto. Ma anche un giro d’affari completamente truffaldino.
A muoverlo erano più di 100 personaggi rumeni che avevano intascato complessivamente €300.000. Per la precisione si tratta di 115 rumeni e di una donna brasiliana. La cosa che colpisce di più di tutta questa vicenda e che alcuni di essi praticamente non avevano mai neppure messo piede in Italia. Ma come è stata possibile una cosa del genere? Il reddito di cittadinanza è una fonte inesauribile di polemiche e non sorprende che il governo voglia modificarlo. Non si vuole eliminare del tutto una misura di contrasto alla povertà dilagante.
Sapevano falsificare tutto ciò che serve
Tuttavia le tante polemiche spingono l’esecutivo a volerlo rendere più difficile da percepire è più facile da perdere. Di norma le polemiche riguardano il fatto che esso sarebbe dissuasivo dal lavorare. Che sarebbe una sorta di premio a chi non ha voglia di fare niente. Ed è su questo punto che battono sempre Matteo Renzi e in misura minore anche le destre. La vicenda che stiamo narrando però non riguarda questo ma riguarda una truffa bella e buona. Infatti questi rumeni erano diventati assai abili a falsificare tutti i documenti necessari per ottenere il reddito di cittadinanza. A quanto pare si scambiavano tra loro tutte le informazioni necessarie per far apparire la documentazione credibile ed in linea con le richieste della normativa.
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In questo tipo di truffa emerge l’importanza strategica per i banditi delle informazioni. Infatti qui siamo molto lontani del singolo che cerca di ottenere l’RdC senza averne diritto, ma “alla buona”. Qui c’è una pianificazione precisa e una “industrializzazione” di un processo ormai rodato.
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Sono anche casi come questi che stimolano la riforma di questo strumento, nato come una misura di bandiera del Movimento 5 Stelle, ma che oggi ha estimatori e detrattori trasversali.