E sette. L’Europa stringe il settimo rapporto commerciale finalizzato all’approvvigionamento di vaccini contro il Covid. Stavolta l’azienda si chiama Novavax. L’accordo parla di 100 milioni di dosi a partire dalla fine di quest’anno e sino al 2023.
L’Unione Europea vuole una maggiore possibilità di scelta, vuole essere meno dipendente da blocchi nelle forniture di un’azienda e vuole anche crescere in quantità di dosi a disposizione. Anche perchè l’incognita rappresentata dalla variante Delta ed il dibattito attorno alla terza dose, fanno apparire le scorte, decisamente più esigue.
Ricordiamo che Germania, Israele e Regno Unito hanno già aperto, seppur parzialmente, all’ipotesi di una terza dose e questo chiamante cambia le cose. L’OMS dal canto suo continua a stigmatizzare l’ipotesi terza dose ai paesi ricchi. O meglio, richiama l’attenzione sul fatto che sin ora l’80% delle dosi è andato ai paesi ricchi e prima di parlare di terza dose per questi si dovrebbe pensare a ridurre il gap coi meno fortunati.
L’UE ha scelto questa azienda perchè i suoi test sono molto incoraggianti e perchè il vaccino è già nato avendo in mente le ultime varianti. Novavax ha sviluppato questo nuovo vaccino in partnership con la Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (Cepi). Anche se dovremo abituarci a chiamarlo solamente Novavax.
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Dunque dalla fine di quest’anno nel mazzo spunta anche questa nuova carta. La sperimentazione, condotta su 29.960 volontari adulti ha sottolineato un’efficacia del 90,4% nella prevenzione della forma lieve e del 100% contro la forma grave di Covid. Stella Kyriakides, commissario per la salute e la sicurezza alimentare rivendica con orgoglio la vaccinazione europea a teppe forzate che sta avvicinando l’unione al suo obiettivo del 70% della popolazione vaccinata per l’estate.
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Mancano ancora alcuni passaggi burocratici e tecnici ma non dovrebbe volerci molto per avere luce verde all’effettivo utilizzo dato che l’iter presso le autorità europee è partito mesi fa.
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