E’ stato Android 10 ad introdurre la dark mode nel 2019 con la promessa di un notevole vantaggio sulla durata della batteria. In fondo il ragionamento era semplice: perchè usare il bianco come sfondo che significa tutti i pixel illuminati, quando possiamo usare il nero che vuol dire tenerli tutti spenti. Ovvio o no?
Ciò principalmente sugli schermi OLED. Ma probabilmente le cose sono un po’ diverse da come appaiono. In realtà il vantaggio era anche quello di poter lavorare la sera o la notte (quanti di noi lo fanno!) senza affaticare la vista. Tuttavia oggi uno studio della American Purdue University rivela che il discorso risparmio probabilmente è molto diverso da come lo avevamo creduto. In realtà il risparmio si aggirerebbe attorno ad un modesto 3-9% dunque un qualcosa che impatta davvero poco sull’arrivare a sera o no con lo smartphone. Ma come è possibile?
Come fare?
Tecnicamente la questione è un po’ lontana dalle apparenze, ma conta moltissimo la luminosità alla quale lavora il display. Se si tiene al 100% della luminosità il risparmio della batteria può essere tanto, ma altrimenti, come detto sarà davvero poco. In realtà tutto questo nasce dalla difficoltà di valutare l’effettivo costo in termini energetici dell’OLED. Quando è nata la dark mode semplicemente non c’era la tecnologia per misurare analiticamente il consumo del display.
Il team di American Purdue University invece ha potuto misurare con precisione il consumo del pannello e dunque valutarlo in modo preciso.
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Per fortuna ci sono modi molto migliori per risparmiare la batteria. Quasi tutti gli smartphone sono ormai dotati di modalità di risparmio della batteria piuttosto efficienti che riescono a “spegnere” tante routine non indispensabili e ad allungare di tanto la durata.
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Tutto questo non toglie che la piacevolezza notturna della dark mode resta comunque a disposizione degli utenti.
