Pare proprio che dal primo gennaio 2022 tornerà in vigore la legge Fornero col limite di 67 anni. La tensione politica è alta su questo temuto scenario e le trattative tra le forze politiche sono difficoltose.
Ape sociale e Opzione Donna dovrebbero essere rinnovati in modo piuttosto piano. Ma la questione più spinosa riguarda la cosiddetta quota 41: cioè il pensionamento a 41 anni di contributi. Favorevole la Lega ma anche i sindacati. Tuttavia il Ministero dell’economia sarebbe piuttosto sfavorevole a causa dell’impatto pesante sulle disastrate casse delle Stato.
In realtà la legge di bilancio del 2017 ha reso già disponibile Quota 41 per alcuni. Tale legge di bilancio introduceva Quota 41, ma per i lavoratori che operano in contesti particolarmente difficili e sfavorevoli. Il nodo politico più grosso dunque è: di quanto si può estendere l’applicabilità di Quota 41? Tanto per Lega e sindacati, ma poco per i critici.
Ipotesi complesse
Il Ministro Brunetta ha parlato di un’ipotesi di scivolo nell’ambito della pubblica amministrazione. I pubblici dipendenti potrebbero dunque abbandonare il lavoro a 62 anni, ma pagando l’anticipo in proprio.
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La trattativa è complessa ed il nodo coperture è stringente. Sul piatto anche l’ipotesi di ampliare il contratto di espansione. Oggi si applica solo alle aziende che hanno massimo 100 dipendenti ma potrebbe essere esteso anche ad altre realtà.
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Ma cosa è il contratto d’espansione? Il lavoratore si trova di fronte ad una scelta. Può ridurre l’orario di lavoro in modo corposo (sino al 30%) o in alternativa andare in pensione 5 anni prima. Ma il contratto di espansione è una normativa piuttosto complessa che prevede un accordo con i sindacati ed un progetto valido per il ringiovanimento della forza lavoro.Estendere questa particolare ipotesi non è semplicissimo.